Mutualismo e fango

Si potrebbe partire dicendo com’è il risveglio per molte persone che vivono in Emilia-Romagna da più di una settimana a questa parte. Sarebbe però cosa ardua, poiché molte volte l’amarezza supera la capacità di saper descrivere qualsiasi cosa. Camminando per le strade delle zone più colpite dall’alluvione, si sente dire molto spesso una frase dalle persone che ci vivono: “ora non ci resta che ricostruire”. Il buonsenso, il rispetto e la comprensione ci portano ad abbassare lo sguardo e continuare a spalare fango su fango al loro fianco. Nessuno si azzarda a toccare o anche solo a nominare la politica.

Una cosa però ha colpito chiunque ci sia stato: di discorsi in tv o sui social, i politicanti ne hanno fatti. Alcuni deliranti, altri di solidarietà, altri a metà strada. Fatto sta che nessuno di questi signori e signorotti si sono visti. Anzi, in una delle regioni più cementificate d’Italia c’è stato un sacco di spreco di fiato al fine di discolparsi da parte di chi si è reso responsabile di questa gigantesca manovra, che certo non cesserà ora, neanche di fronte ai risultati.

Al solito, la migliore risposta viene dal basso, da chi si autorganizza. Come diceva un articolo pubblicato su Bologna Today: “né angeli, né eroi”. Semplicemente chi, reduce dalle esperienze di mutualismo autogestito rese necessarie durante la pandemia e continuate poi, tramite le stesse pratiche è riuscit* a portare solidarietà, forza e mezzi necessari anche dentro a questa emergenza. Si sta parlando, in primis, della Colonna Solidale Autogestita di Bologna (ma non solo!). Persone consce del fatto che le istituzioni e la loro burocrazia non sarebbero riuscite a dare una risposta effettiva immediata, nemmeno per quanto riguardava il fango da spalare dalle strade.

La solidarietà nata da questa situazione ha visto accorrere agli spazi da cui si partiva ogni mattina decine e decine di persone diverse, pure chi non si è mai interessat* di fare politica in questa maniera, anche solo per portare una piccola spesa da donare, una pala, un paio di scarponi… Nei paesi della provincia bolognese, così come nelle zone della Romagna come Forlì-Cesena, Castel Bolognese o Faenza, si passava strada per strada, casa per casa a spalare fango, sgomberare cantine e dare conforto, chiedendo poi se si sapeva di qualcuno a cui serviva una mano nelle vicinanze.

Ciò che resta al termine delle giornate di lavoro, è la consapevolezza che tutto ciò non può tuttavia bastare. E non può bastare per un motivo semplice, che qualunque persona libertaria e anarchica sa già bene: lo Stato, a questa situazione, vuole e può mettere solo un cerotto. Per noi questa scelta è pura follia. C’è un intero sistema da cambiare e stravolgere radicalmente. Perché i motivi di questo disastro ambientale non vanno ricercati solo e unicamente nelle scelte scellerate di un unico partito o poche persone, così come non li vediamo slegati dalle tematiche che costituiscono l’intersezionalità delle lotte.

Come già detto, la risposta dello Stato quasi non si è vista. A parte qualche militare e la polizia municipale che restavano a guardare e la protezione civile che quasi non sapeva come muoversi, poco altro si è visto. Chiaramente, nessun* di noi si è azzardat* a sollevare polemiche in quei precisi momenti, e questo perché l’unica cosa a cui si è pensato era di costruire e ricostruire in maniera orizzontale, decentralizzata e autogestita.

La Colonna Solidale e qualsiasi altra realtà sia intervenuta nella regione non  ha intenzione di lasciare la presa sulla situazione, neanche quando il fango se ne sarà andato. Questo non solo perché il lavoro non si è limitato alle spalate: rispetto a quando la Colonna è nata, ovvero in pieno lockdown da Covid, il vantaggio che ci si presenta davanti ora è che non c’è alcun isolamento tra le comunità, e questo ci ha permesso e ci permetterà nel periodo futuro un miglior lavoro anche di semplice intessimento della rete solidale.

Colonna Solidale Autogestita

Related posts